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Che cos’è la cervicobrachialgia?

Con il termine Cervicobrachialgia si fa riferimento al dolore che coinvolge in modo progressivo e talora invalidante le regioni del collo, delle spalla e del braccio sino a raggiungere le dita della mano, irradiandosi dunque a partire dai nervi del plesso brachiale.

Il dolore cervicale è un’affezione patologica che si diffonde in modo trasversale nella popolazione e interessa soggetti di età variabile tra i 20-60 anni. Alla luce della contemporanea diffusione del dolore cervicale, è necessario considerare il paziente dal punto di vista dell’unitarietà bio-psico-sociale del soggetto con cervicalgia e con cervicobrachialgia, considerandone non solo gli aspetti clinici della malattia, come severità e durata, ma anche le dimensioni personali, culturali e sociali che riguardano l’impatto indotto dal problema in termini di limitazione delle attività e della partecipazione.

Trattamento

Per quanto concerne il trattamento del paziente con Cervicobrachialgia può essere utile fare riferimento ad una delle più recenti classificazioni, che in base al grado di interessamento della patologia indica il tipo di terapia più indicata.

Grado 1: Assenti segni o sintomi che possano indicare un’importante patologia strutturale e assenti o presenti in minima parte interferenze nello svolgimento delle attività della vita quotidiana; non richiede indagini strumentali.

Grado 2: Assenti segni o sintomi che possano indicare un’importante patologia strutturale, ma presenti diversi disturbi che interferiscono con lo svolgimento delle attività di vita quotidiana; il paziente richiede una terapia che consenta di avere sollievo dal dolore e si procede con un intervento volto a prevenire la disabilità a lungo termine.

Grado 3: Assenti segni o sintomi che possano indicare un’importante patologia strutturale, ma presenti segni di un coinvolgimento delle strutture nervose come la diminuzione dei riflessi tendinei profondi, debolezza e / o deficit sensoriali; è indicato richiedere un’indagine strumentale ed intraprendere un intevento intensivo per evitare l’instaurazione della patologia.

Grado 4: Presenti segni o sintomi di un’importante patologia strutturale, come fratture vertebrali, mielopatia, neoplasie o disturbi sistemici; è vivamente consigliata l’esecuzione di varie indagini strumentali, per valutare al meglio la condizione e di delineare il trattamento più indicato.

Come trattiamo i pazienti

Nei pazienti che presentano un grado di livello 1 o 2 (in assenza di radicolopatie o alterazioni strutturali) si consiglia l’assunzione di farmaci antinfammatori e miorilassanti e grazie ad un trattamento combinato, basato sulla ginnastica posturale e sull’utilizzo delle terapie strumentali è possibile raggiungere ottimi risultati nella riduzione dei sintomi dolorosi.
Infatti, tramite la Tecarterapia si ottiene un effetto decontratturante e vascolarizzante, mentre la Laserterapia ad alta potenza agisce in profondità e consente di ridurre l’infiammazione ed il dolore. Inoltre lo svolgimento di manovre di allungamento e rinforzo muscolare risulta molto efficace, anche nel trattamento di pazienti appartenenti al Grado 3, rispetto all’utilizzo di iniezioni di corticosteroidei transforaminali ed epidurali, poichè consente di ristabilire le lunghezze fisiologiche dei muscoli interessanti e di ridurre l’instabilità del rachide causata dalla debolezza muscolare.

L’intervento chirurgico, che fino a pochi anni fa rappresentava il trattamento d’elezione, è stato sostituito da approcci più conservativi, ma nei pazienti con sintomi riferibili al Grado 4 si è dimostrato utile.
In particolar modo le operazioni più frequenti sono risultate: l’artrodesi intersomatica, che consiste nella rimozione del disco intervertebrale (discectomia) e nella sua sostituzione con una protesi oppure la microdiscectomia in cui si rimuove la parte di disco erniata, che risulta però possibile solo se il disco non è degenerato.

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